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IL SITUAZIONAUTA

Quando penso un progetto che ritengo valga la pena di essere realizzato mi occupo immediatamente di come produrlo per poi passare immediatamente alla sua messa in opera, e quindi diffusione. Solo in un secondo tempo mi preoccupo di come acquisire tutta una serie di materiali di documentazione sull’intero lavoro. In genere L’accumulo documentario continua nel tempo, seguendo il lavoro stesso. Pertanto il materiale tende spesso ad essere più ampio e più vario di quello programmato. Dopo alcuni anni di una raccolta di materiale il più eterogeneo possibile inizio a presentare nel modo più opportuno (secondo il luogo, l’occasione e i mezzi messi a disposizione) il lavoro o parte del lavoro. La gran quantità e diversità dei materiali acquisiti per ogni intervento mi da modo di presentare lo stesso progetto sempre in maniera diversa adattandolo di volta in volta secondo l’occasione e la situazione in cui lo presento. I materiali ed i mezzi utilizzati hanno il compito di fare in modo che avvenga un passaggio d’informazione tra colui che ho pensato il progetto e coloro che ne fruiscono a vari livelli. Avvolte invece la mia attenzione è catturata da eventi che mi accadono, e su questi e con questi costruisco un lavoro.

Altre volte ancora sono delle situazioni esistenti o da me provocate che determinano la realizzazione di nuovi progetti. Comunque nel mio lavoro c'è un coinvolgimento attivo dello spettatore, che è incoraggiato a costruire stati di riflessione indipendenti e personali, con l'obliterazione di attimi insignificanti della nostra esistenza colti dal continuo fluire della vita quotidiana. Inoltre pur considerando importanti e vicine alcune delle avanguardie, mi sento figlio dei situazionisti. Trovo che essi avessero già allora ben compreso molte delle esigenze oggi importanti. Condivido con loro il corpus del problema “La società dello spettacolo”, e ritengo come sostengono loro che sia necessaria soprattutto la costruzione di nuove situazioni, di nuove attività, dove la condizione preliminare sia quella della ricerca di forme diverse di vivere. Questo si può fare utilizzando anche e soprattutto le idee da loro suggerite, come la deriva e il detournement, che spesso riscontro e trovo in vari modi, e sotto diverse forme, in molti dei miei lavori.
 

Pino Boresta