No-logo C.U.S.
di Pino Boresta
 



- Loss of space, di Silvia Biagi

"Perdita di spazio", o piuttosto invasione dello spazio da parte dei sempre più complessi ed invasivi sistemi di marketing aziendali. Con questo intervento Boresta continua la sua "azione di disturbo" contro il sistema onnivoro della pubblicità: partendo dal classico antiglobal di Naomi Klein "No Logo", propone un'inedita esplorazione del testo attraverso alcune brevi frasi selezionate, che permettono all'utente del sito di crearsi un proprio personale percorso, diverso ogni volta.
Al moltiplicarsi dei loghi aziendali Boresta oppone invece il proprio logo personale, che non è poi altro che il suo stesso volto deformato in diverse smorfie. E con queste smorfie, trasformate in stickers adesivi, ed incollate in ogni punto della città, su muri, manifesti, cartelli stradali, indicazioni, segnali di divieto, Boresta ha compiuto una vera e propria operazione di riappropriazione dello spazio urbano. La smorfia diviene in questo modo anche marchio o logo dell'artista, in opposizione ai loghi che quotidianamente vengono imposti dal martellante condizionamento pubblicitario. Un logo scanzonato e irridente, tanto più prezioso quanto meno legato ad intenti commerciali, totalmente svincolato dalle logiche economiche e di mercato.

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- Cerca e Usa la Smorfia, di Pino Boresta (1995)

Queste smorfie che troverete sparse qua e là per la città, oltre a giocare con voi, vi ricordano che le possibilità di movimento del nostro viso sono illimitate, e bisogna quindi smettere di usare le solite statiche espressioni, faccia seria, faccia snob, faccia intellettuale, faccia convenevole, faccia imbronciata, faccia decisa, faccia austera, faccia da cazzo, ecc…Buttiamo giù questa maschera che ci hanno insegnato, o che crediamo ci dia un aspetto ed un'aria di rispettabilità, e adottiamo questa bella smorfia con tanto di linguaccia. Questa potrebbe forse aiutarci a vivere meglio, dando un calcio a tutti i continui problemi della vita? Vi do un consiglio…CONSIGLIO PER GLI ACQUISTI…… Siete incazzati, il vostro partner vi ha sganciato, il datore di lavoro o il vostro superiore è uno stronzo, siete disoccupato e non trovate lavoro, avete problemi economici, non riuscite a dimagrire, avete problemi di salute, la musica è finita gli amici se ne vanno, ecc… Munitevi di uno specchio e provate qualche bella smorfia e state pur sicuri che non avrete risolto i vostri problemi ma essi avranno assunto probabilmente un peso specifico inferiore. Del resto a cosa servirebbero le molteplici possibilità di movimento del nostro viso se non anche a farci assumere sempre nuove espressioni. Bisogna indagare le possibilità espressive del nostro viso perché queste possono risultare utili a noi come agli altri. Infatti, una bella smorfia fatta al momento giusto può servire ad un amico triste, ad un bambino annoiato, ad un ragazzo timido, ad una donna che piange, ad un adolescente impertinente, ad un autista alienato, ad un vecchio stanco, ad un cane che ti abbaia, ad un gatto che ti fissa, ecc… Inoltre un opportuna smorfia può essere un modo simpatico per scusarsi e per farsi scusare, per togliersi dall'imbarazzo, per fare amicizia, per evitare un litigio, per sdrammatizzare, per rendersi simpatico, per avvalorare la propria tesi, per mostrare la propria buona fede, per chiedere un bis, per confermare il proprio amore, per giocare, per meglio spiegare, ecc…
Forse è questa la strada per buttare giù quel muro di indifferenza, freddezza, apatia, insensibilità, cinismo che in questa società si sta sempre più diffondendo dove quello che conta sempre di più è la ………PUBBLICITA'……… e gli interessi personali.
Quindi:
FORZA SMORFIA aiutateci tu!!

Volantino con riproduzioni di smorfie, 1995


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- La misura di tutto, di Francesca Comisso e Luisa Perlo (1999)

La ricerca di Boresta prende forma in quello che si definisce il "laboratorio del quotidiano" con un riferimento alla teoria situazionista. A quella "vita quotidiana" che per i situazionisti costituiva, "la misura di tutto", e di conseguenza "delle ricerche dell'arte". In questo solco il rifiuto del carattere specialistico della pratica artistica, della sua prerogativa di momento separato dell'esistenza, segna le premesse del percorso di Boresta nella dimensione operativa dell'azione partecipata. Sostanzialmente Boresta predispone strumenti finalizzati ad una riqualificazione della sfera quotidiana. La sua operazione più pervasiva, "Cerca e usa la smorfia", che porta avanti da anni contaminando la strada con riproduzioni grottesche della sua faccia, è uno strumento per sdrammatizzare i microproblemi individuali. Usando l'affissione in chiave di détounemente, Boresta introduce elementi di disturbo all'interno dei codici linguistici urbani, finalizzati ad aprire varchi dialogici nello spazio deputato alla comunicazione univoca, quella pubblicitaria, invitando così i potenti interlocutori delle sue operazioni a diventare coproduttori o artefici tout-court. È questo il caso delle "istruzioni per l'uso" ironicamente pleonastiche con le quali Boresta suggerisce di contaminare artisticamente la vita di tutti i giorni, e di conservare la memoria sotto forma di reperti "autenticati". Il parametro dell'artisticità, che sostiene l'attribuzione di un valore aggiunto, appartiene alla strategia con cui Boresta ci induce a dedicare un'inedita attenzione agli aspetti ordinari dell'esistenza. Non senza intenti sperimentali. Quando si cala nei panni di "L'ultimo degli sciuscià", com'è accaduto al Link, Boresta si avventura "nel tentativo di una ricerca d'arte che oggi sia realmente sociale" smantellando ogni residuo retaggio romantico legato alla figura dell'artista. Si pone "al servizio" dell'occasionale pubblico, pulendo gratuitamente le scarpe a chi ne faccia richiesta. Boresta genera così, con un semplice gesto di relazione, sanciti e avvalorati dall'emissione di un certificato. Uno dei tanti che apparentemente insignificanti, Boresta sottrae alla routine trasformandoli nei dispositivi essenziali, comprensibili e condivisibili da tutti, per ridefinire i confini dell'esperienza artistica.


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- Un uomo una faccia, di Luca Lo Pinto (2002)

Avete mai notato, per le strade di Roma, l'immagine della smorfia di un'uomo attaccata nei luoghi più improbabili come cartelloni pubblicitari o segnali stradali? Sapete chi è? La risposta è l'ultima che vi potreste aspettare. Quell'uomo, infatti, è un'artista. E si chiama Pino Boresta. Fin dal 1994 è stato autore di numerose performance e azioni urbane, non solo in Italia, ma anche a Londra e in Germania. Dietro un aspetto apparentemente burlesco di questi lavori, molto vicini all'arte dei situazionisti, è interessante notare come Boresta, attraverso le sue autorappresentazioni, riesce a ricontestualizzare e decontestualizzare allo stesso tempo, nelle mente di migliaia di spettatori in/volontari, degli spazi urbani in/visibili come appunto i cartelloni pubblicitari o un manifesto elettorale. Un tipo di arte, questa, che sfugge alle tradizionali regole e procedure del sistema dell'arte compreso il mercato; un'arte che ama si criticare il sistema artistico contemporaneo, ma, parallelamente, tentare di costruire un'arte a carattere sociale, capace di creare uno stretto legame tra artista - opera d'arte - pubblico. Lo stesso avviene nell'ultimo progetto dell'artista intitolato "Hey!…My friend what's the matter?", che prende spunto da un fatto realmente accaduto che risale al 1989, quando Boresta viveva a Londra. Infatti, un giorno di dicembre, l'artista, dopo essere tornato a casa, assistette dalla finestra ad un suicidio senza intervenire, non volendo pensare che quella persona si stesse accingendo a compiere un atto così tragico. E rimase col rimorso di non aver nemmeno tentato di salvarlo, magari gridando "Hey!…My friend what's the matter?" ("Hey!..Amico, qual'è il problema?" ). Adesso l'artista si rivolge al pubblico stesso, chiedendogli cosa avrebbe fatto al suo posto e se lo considera colpevole o innocente (potete anche voi partecipare a questo progetto visitando il sito (www.arteutile.net/boresta/boresta.htm). Come in molti altri suoi lavori, Pino Boresta stimola un coinvolgimento attivo dello spettatore, che è invitato ad elaborare riflessioni personali e indipendenti su un fatto così particolare. Ci troviamo di fronte ad un tipo di arte, che tende quasi ad annullare l'azione manuale e la figura di artista-creatore, che, al contrario, tende qui a nascondersi e a far si che sia lo spettatore a creare l'opera (già Duchamp sosteneva questo). Un artista difficile da inserire in qualsiasi etichetta storica e non, che lavora sul crinale tra arte e non arte (come nella performance "Un lavavetri a gratis" del 2001, realizzata a Trastevere, Boresta si era offerto di lavare i vetri alle macchine e donare i soldi che riceveva in beneficenza) e che spero, con questo articolo, di avervi fatto conoscere meglio o farvelo scoprire se ancora non lo conoscevate e che potrete vedere nel momento più inaspettato, magari alzando lo sguardo verso i segnali stradali di Roma.
Pubblicato sulla rivista "Numb" n.13, dicembre 2002. 48 49


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- Cerca e Usa la Smorfia - C.U.S., di Silvia Biagi (2003)

CERCA E USA LA SMORFIA - C.U.S.
Look For A Face And Use It - L.F.U.
Intervento Urbano Agosto 1995

E' questo uno degli interventi più popolari di Boresta, quello che ha reso noto, se non altro il suo viso, a molti degli abitanti delle principali città d'Italia (ma soprattutto di Roma).
"Cerca e Usa la Smorfia" è, per tematiche e modalità, vicino a DUR, di cui in qualche modo è il progenitore: Boresta ha preparato una serie di adesivi, che ritraggono il suo volto deformato da smorfie (un ghigno, un espressione di esagerato stupore o sofferenza, ecc, ecc...), e li ha affissi in giro nelle strade delle città, invitando chiunque lo desideri a fare altrettanto. Il progetto prevede diverse modalità di intervento: in alcuni casi le smorfie sono sagomate, ed il loro effetto "disordinante" nasce soprattutto dall'accostamento con il contesto nel quale vengono apposte, in altri casi l'adesivo prevede uno spazio in cui il partecipante è invitato a scrivere quello che pensa della pubblicità e della sua presenza ormai ubiqua nella vita quotidiana dei centri urbani grandi o piccoli che siano. I materiali così ottenuti vengono poi raccolti e catalogati in base a criteri cronologici o, più raramente, geografici; la varietà e la vastità delle reazioni del pubblico è sorprendente: alcuni intervengono in maniera ludica, altri con insulti, alcuni sono scettici, altri invece accolgono volentieri la provocazione ed assecondano il gioco di Boresta. Poco importano tuttavia le intenzioni che hanno mosso i partecipanti: l'importante è la loro adesione al gioco, la traccia lasciata all'interno di un contesto urbano che tende a de-limitare e circoscrivere i momenti di riflessione critica o anche semplicemente ludica.
Ritroviamo in CUS alcuni dei temi ricorrenti in tutto l'operare artistico di Boresta, ed in primis l'estensione del concetto di arte e soprattutto di artista, attraverso l'invito a partecipare all'operazione, rivolto indistintamente a tutti coloro che in un modo o nell'altro vengano in contatto con l'attività di Boresta.
La smorfia funziona in questo caso come parodia della maschera quotidiana, rovesciamento delle modalità di approccio ritenute socialmente accettabili, e come tali inevitabilmente omologate. Agendo attraverso il principio della disseminazione, della disordinazione, Boresta punta a scardinare, con il grimaldello dell'ironia, le consuetudini e le convenzioni sociali, con azioni che, in un'ottica vicina ai détournement situazionisti, mirano soprattutto ad intervenire a livello del quotidiano.
Ma la smorfia diviene in questo modo anche marchio o logo dell'artista, in opposizione ai loghi che quotidianamente vengono imposti dal martellante condizionamento pubblicitario. Un logo scanzonato e irridente, tanto più prezioso quanto meno legato ad intenti commerciali, totalmente svincolato dalle logiche economiche e di mercato.
Un aspetto non secondario, infine, e comune a tutti gli interventi urbani di Boresta, è il desiderio di agire direttamente sulla e nella realtà metropolitana, al di fuori degli spazi normalmente preposti alla fruizione artistica: in questo modo l'agire artistico diviene parte del paesaggio urbano, offrendosi agli occhi più o meno interessati di un pubblico indistinto. E degli elementi costitutivi del paesaggio urbano le smorfie di Boresta condividono anche le sorti: sono soggette agli agenti atmosferici, all'inquinamento, agli interventi di graffittisti e writers, al semplice deterioramento dovuto al passare del tempo. Con graffittisti e writers Boresta ha d'altronde, una sorta di affinità elettiva: come loro, preferisce inserire le proprie opere nell'ambito di un contesto urbano, piuttosto che all'interno degli spazi tradizionalmente deputati all'arte, perché possano entrare a far parte del panorama urbano, della città, intesa non tanto come insieme di elementi architettonici, quanto come luogo del vissuto e del vivere, insieme di esistenze ed esperienze diverse, ma accomunate dall'identità dello spazio fisico.

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- Marchio d'artista, di Caterina Iaquinta (2003)

Il progetto C.U.S. (Cerca e Usa la Smorfia) è uno degli interventi più noti di Pino Boresta che dal 1995 ha fatto del suo volto uno dei più diffusi e conosciuti nelle principali città d'Italia e soprattutto a Roma. Con questo progetto, Boresta, ha dato vita ad una serie di interventi incollando su segnali stradali, cartelloni elettorali e pubblicitari una sua piccola foto ovale e autoadesiva che riproduce il suo volto deformato da una smorfia, che può essere di volta in volta un ghigno, o un'espressione di stupore, sofferenza e disgusto. Utilizza così il suo corpo, con una forte carica comunicativa in una vasta gamma di variabili "….a cosa servirebbero le molteplici possibilità di movimento del nostro viso se non a farci assumere sempre nuove espressioni. Bisogna indagare le possibilità espressive del nostro viso perché queste possono risultare utili a noi come agli altri" afferma lo stesso artista. E quest'aspetto non tralasciando quello ludico della sua opera, si è perfettamente inserito in una dinamica di detournement situazionista, una sorta di disorientamento legato a una sottile deviazione del senso comune e delle convenzioni sociali, che permette al nostro artista attraverso minimi interventi nell'ambiente cittadino e su prodotti di uso e consumo (B.R:, i Barattoli Rettificati) di coinvolgere attivamente lo spettatore in "riflessioni indipendenti e personali". Nel caso specifico, la smorfia, assume però anche un valore di marchio o logo dell'artista stesso, con l'unicità e fondamentale peculiarità di non essere legato a nessun aspetto pubblicitario finalizzato alla commerciabilità di un prodotto in un'epoca in cui è il marchio stesso a dettar legge e il grido di guerra delle nuove multinazionali è: "marchi non prodotti" in una dinamica in cui le "aziende si vedono promotrici di significati e non produttori di merci" ("No Logo" di Naomi Klein).
Dal catalogo della Biennale di Porto Ercole 2003

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- Guardami in faccia, di Giulia Franchi e Francesca Messina (2004)

"…a cosa servirebbero le molteplici possibilità di movimento del nostro viso se non anche a farci assumere sempre nuove espressioni. Bisogna indagare le possibilità espressive del nostro viso perché queste possono risultare utili a noi come agli altri."

In queste parole di Pino Boresta troviamo i presupposti di gran parte del suo lavoro. L'espressione del viso portata al limite attraverso la smorfia non è solo uno strumento di introspezione di se stessi e della propria immagine, ma un gesto dissacrante, disorientante, volto a suscitare una riflessione negli altri. Rielaborando in maniera quasi ossessiva il proprio ritratto realizza, nel giugno del 1994, la serie Smorfie texture. L'immagine fotocopiata, mediante l'uso di colori ad olio, viene riprodotta su "pagine di vita quotidiana" (la mappa della Biennale di Venezia, la contestazione di una multa, un vecchio curriculum), su cui Boresta interviene ulteriormente applicando materiali comuni, collegati alla propria esperienza personale.
L'opera è stata esposta più volte ed è diventata un omaggio alle vittime civili del secondo conflitto mondiale in occasione della collettiva "I Tempi del Tempo" presso la sala delle lapidi di Velletri, I suoi lavori, infatti, acquisiscono volutamente significati diversi a seconda del contesto e delle realtà con cui vengono a contatto. Questo studio sulla smorfia ha dato il via ad una serie di progetti culminati nella performance Gold Emotion, realizzata nel 1999 nell'ambito di Oreste 2, in cui grazie ad una forte capacità espressiva, l'artista ha attraversato tutti i propri stati emotivi fino ad irrompere in un pianto catartico. Il suo è un invito a mettersi davanti ad uno specchio e a provare qualche bella smorfia… "Forse è questa la strada per buttare giù quel muro di indifferenza, freddezza, apatia, insensibilità, cinismo che in questa società si sta sempre più diffondendo".


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- ESPOSIZIONI E BIBLIOGRAFIA

Esposizioni:

- Foto del 1989.
- Collettiva "Stelle cadenti", Bassano in Teverina, (Viterbo) 1995.
- Intervento Urbano non codificato a Roma nel 1995.
- Intervento Urbano "DisordinAzioni", Bollettino n. 2, Roma 1996.
- Collettiva "In-Stallo", Discoteca Gilda, Roma 1996.
- Pubblicazione "Riconoscete questa faccia?", 1° pagina quotidiano Libertà, Piacenza 1997.
- Collettiva con donazione "A mano libera", Opera Paese, Roma 1997.
- Personale "Progetto CUS", Magazzini Generali, Roma 1999.
- Happening "Adesivi Urbani Autoprodotti", Oreste alla 48° Biennale di Venezia 1999.
- Evento "Identità Differente", Intervento "Ritratto Autoritratto", Cormons (Gorizia) 1999.
- Collettiva "Materiamorfosi", Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemp., Roma 2000.
- Collettiva "Ironic", Trevi Flash Art Museum, Perugia 2000.
- Intervento Urbano Collettivo, "Arcade project" Trade Apartment Brixton, London 2000.
- Collettiva "Sentierinterrotti", Palazzo Bonaguro, Bassano del Grappa (Vicenza) 2000.
- Collettiva "Città Di-Continua", Certosa di Potignano (Siena ) 2003.
- Collettiva "Biennale di Porto Ercole", Forte Stella, Porto Ercole (Grosseto) 2003.
- Collettiva "Interventi urbani", MLAC dell'Università La Sapienza, Roma 2004.
- Collettiva "Guardami in faccia", Torretta Valadier, Ponte Milvio, Roma 2004.
- Personale "Simpers 05", Metaverso, Montetestaccio Roma 2005.
- Intervento Urbano Clandestino sempre presente alla ultime 7 edizioni della Biennale di Venezia 1995/2007.

Bibliografia:

- Catalogo, Stelle Cadenti "Cerca e trova la smorfia", agosto 1995.
- Bollettino, Disordinazioni n. 3 "Cerca ed usa la smorfia", Roma, 1996.
- Quotidiano, Libertà di Piacenza n. 114, "Riconoscete questa faccia?", uscita in prima pagina del 15 maggio 1997.
- Quotidiano, Libertà di Piacenza n. 117, "L'uomo del cartello? È un artista", del 18 maggio 1997.
- Libro, Non è vero edizione Odratek, "Generate una smorfia", gennaio 1998.
- Libro, Zebra Crossing edizioni A.titolo, "Tra evento ed intervento", luglio 1998.
- Catalogo, Atlante edizioni Giancarlo Politi,. "A Roma una parte della storia dal 1980 al 1998", aprile 1999.
- Settimanale, Avvenimenti n. 79, "E per museo la strada" aprile 1999.
- Settimanale, Carta n. 5 vetrata, "Carta vetrata", marzo 2000.
- Libro, Oreste alla Biennale editore Charta "Stichers ideas-tagger actions", aprile 2000.
- Libro, Oreste alla Biennale editore Charta "Urban stickers", aprile 2000.
- Catalogo, Ironic, edizioni Giancarlo Politi, "L'ironia della giovane arte italiana", aprile 2000.
- Settimanale, Avvenimenti n. 169, "L'arte rompi-musei, movimenti artistici degli ultimi decenni", luglio/agosto 2000.
- Catalogo, Guida agli artisti contemporanei Roma, edizioni Nuova anterem, dicembre 2000.
- Libro, Posse n. 2/3 anno 2°, edizioni Castelvecchi, "Romarte", gennaio 2001.
- Libro, Il suicidio dell'arte, edizioni Editori Riuniti, "Roobin Hood nella foresta", marzo 2001.
- Libro, Corpi estranei, edizioni Stampa alternativa, "Pino Boresta" estate 2001.
- Rivista, Numb n.13, "Pino Boresta" dicembre 2002.
- Catalogo, Playground, "playground TRV meets scarful", febbraio 2003.
- Catalogo, Città Dis-Continua edizioni cARThusia "Pino Boresta" maggio 2003.
- Catalogo, Biennale d'arte contemporanea di Porto Ercole 2003, "Pino Boresta", agosto 2003.
- Quotidiano, Leggo, "Una faccia da sberleffo", del 19 gennaio 2004.
- Quotidiano, Il Messaggero, "Graffiti e provocazioni cioè Interventi Urbani", del 5 marzo 2004.
- Libro, Teoria e tecnica dell'artista di merda " …Ovvero: dove vanno gli spermatozoi", Valter Casini editore, maggio 2004.
- Quotidiano, Leggo, "Mostre/Alla faccia di Boresta", del 3 marzo 2005.
- Rivista, NextExit n.28, "Arte Nomade", aprile 2005.
- Libro, notebook , "Rendez-vous di artisti di merda" coniglio editore e bamako, febbraio 2005.
- Rivista Focus n. 163, "I muri ci parlano", maggio 2006.

Su web:

- Intervista, Undo.Net "A domanda rispondo", settembre 1999.
- Comunicato, rkdk/msdm "Arcade project" agosto 2000.
- Intervista, Exibart, "Pino Boresta - Interventi abusivi Venezia, sedi varie" luglio 2001.
- Intervento, Exibart, "Street Vibes. E la cultura di strada entra all'Università. A Roma", luglio 2003.
- Comunicato, Undo.Net "Guardami in faccia", gennaio 2004.
- Comunicato, Undo.Net "Interventi Urbani", marzo 2004.
- Scheda, Artmajeur "some project", maggio 2004.
- Catalogo, Città Dis-Continua cARThusia "Pino Boresta" maggio 2004.
- Intervista, Exibart, "la giovane arte J.B. Rock", giugno 2004.
- Comunicato, Teknemedia, "Cerca ed una smorfia - Simpser", febbraio 2005.

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:: No-logo C.U.S. :: Dicembre 2007 ::
:: Progetto di Pino Boresta realizzato in collaborazione con l'Associazione Culturale Aevum ::
Foto dello stesso artista con citazioni liberamente tratte dal libro di Naomi Klein "No logo"
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